mercoledì 21 settembre 2016

mercoledì 14 settembre 2016

Un magazzino di idee per giocare

In questa pagina si potranno condividere proposte di attività utili per il benessere e l’apprendimento del bambino; è importante che lui vi sia motivato e attento, protagonista di quanto gli si propone. 
Se non è così, è meglio fermarsi a capire cosa non va.

domenica 4 settembre 2016

INTRODUZIONE

E' definitivamente tramontata ogni pretesa che le tecniche riabilitative solitamente in uso siano in grado di promuovere la evoluzione funzionale del bambino con disordine dello sviluppo. E’ molto semplice: questa pretesa non ha retto alla verifica della Medicina Basata sulle Evidenze, o EBM (vedi http://www.riabilitazioneinfantile.eu/documenti/Attualitaeprospettivedellariabilitazionedelbambino.pdf per maggiori dettagli). 
Allo stesso tempo (ibidem) diviene sempre più consistente la esigenza di una collaborazione diversa (Family Centered Care) tra professionisti e genitori. In quale direzione? Solo per far sentire i genitori più protagonisti del recupero sostenibile del loro figlio e migliorarne così la autostima? Non credo. Va bene, intendiamoci, ma c’è ben altro. Uno dei temi che stanno emergendo con più vigore nell’ambito delle neuroscienze è quello della plasticità neuronale, vale a dire del fatto che l’esperienza del bambino modella le reti neurali stesse. Ebbene, la plasticità neuronale è legata alla intensività ed alla appropriatezza della esperienza del bambino. Sempre più gli studi accurati svolti nell’ambito del trattamento del bambino mostrano come sia decisivo, ai fini del suo recupero sostenibile, il fatto che abbia potuto usufruire di una esperienza intensiva ed appropriata, al momento giusto della vita.
Personalmente sono convinto che si tratti delle prospettiva più promettente per il trattamento.
Ebbene, chi può dare al bambino una intensività di esperienza appropriata? Sarebbe irrealistico chiederlo ai professionisti della riabilitazione. E dunque? Non possono essere altri che i genitori, indirizzati da professionisti , in grado di sviluppare con loro una collaborazione centrata sul punto di vista della famiglia e del bambino.

Insomma, quello che può cambiare il bambino non è la cosiddetta "terapia", ma l’esperienza che compie.

Prima parlavo di esperienza non solo intensiva ma anche appropriata. Cosa significa? Si possono spendere fiumi di inchiostro su questo argomento, ad esempio andando a disquisire sui presupposti concettuali di un metodo piuttosto che di un altro. Ludi verbali! Io credo che la verifica dei risultati sia lo strumento migliore che ci dice se va bene quello che abbiamo fatto oppure no: il bambino è cambiato? Il bambino impara? Il bambino è più motivato, più attivo nel fare esperienza? Il bambino ne è più sereno e fiducioso?
Se le risposte sono “Sì” allora quello che gli abbiamo proposto intensivamente va bene. Là dove le risposte sono “No”, allora dobbiamo verificare e cambiare.

Questo blog si propone come occasione di confronto su questi argomenti: è perciò aperto a chiunque, genitore o professionista, sia interessato a dare il proprio contributo di esperienza o di parere.
Conto di arrivare nel giro di pochi mesi alla definizione precisa di una prassi di collaborazione fra genitori e professionisti che sia soprattutto semplice.

Dr. M. Cerioli